CAMPANIA - Napoli
in collaborazione con "Timpani e Tempura" di Antonio Tubelli
Mangiamaccheroni Il termine "maccheroni" non ha una etimologia precisa. Usato originariamente per designare paste variamente ripiene, sul tipo dei nostri ravioli, lo troviamo impiegato (verso la fine del XIII secolo) per indicare dei gnocchetti di semola simili agli attuali "malloreddus"sardi.
Fino al '700, in pratica, tutti i tipi di pasta vengono genericamente definiti "maccheroni" fino a che i napoletani - divenuti nel frattempo "mangiamaccheroni" per definizione - si appropriano del termine e lo usano quasi esclusivamente per identificare le paste lunghe trafilate. Ormai - siamo agli inizi dell'ottocento - i "maccheroni" rientrano nell'alimentazione quotidiana della popolazione per la loro qualità di cibo semplice, povero, ma soprattutto nutriente e veloce.I primi dagherrotipi ci mostrano i "maccheronari" agli angoli delle strade intenti a cuocere in enormi pentoloni sobbollenti di brodo vegetale la vivanda e servirla, appena cosparsa di formaggio grattugiato e insaporita col pepe e il basilico, a viandanti che mangiano davanti al banco senz'altro ausilio che le mani. Da questo momento in avanti i maccheroni - intesi come pasta lunga, tonda e piena - cominceranno ad essere chiamati "spaghetti" e ad identificare non soltanto i napoletani ma tutto il popolo italiano.
Zeppole Nella versione "tradizionale" (quella presentata al Festival) le zeppole si ricavano dalla frittura di un impasto composto da acqua, farina e lievito e rappresentano il tipico piatto della friggitoria napoletana. |