Saporìe 2007
Da Sicilia e Romagna il cibo di strada di qualità.
Cesena - 28 29 e 30 settembre 2007.
A Cesena tre giornate sui cibi di strada per un gemellaggio con la regione più ricca di questo tipo di cucina.
Gli appassionati della cucina di strada hanno potuto contare quest'anno su un nuovo appuntamento, nella città del Festival Internazionale dello street food; il 28, 29 e 30 settembre si è tenuto infatti a Cesena, nel centro storico, “Saporìe – da Sicilia e Romagna il Cibo di Strada di qualità”. Un evento durante il quale è stato possibile assaggiare la migliore cucina di strada giunta dalle due regioni simbolo di questo cibo. Dopo il grande successo riscosso l’anno scorso con la quarta edizione del Festival Internazionale del Cibo di Strada, Confesercenti Cesenate, Slow Food Cesena e Conservatoire des Cuisines Méditerranéennes, in collaborazione con la Provincia, la Camera di Commercio di Forlì-Cesena e il Comune di Cesena, con il patrocinio del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, della Regione Emilia-Romagna e della Regione Sicilia, con il contributo di Romagna Acque e Banca di Cesena, con l’apporto di Studio Pleiadi e Associazione “Noi con Loro”, hanno deciso di realizzare nel 2007 questa manifestazione. “Saporìe” ha legato strettamente, attraverso un gemellaggio gastronomico e culturale, due territori simbolo di questo particolarissimo tipo di cucina: la Sicilia e la Romagna. “Cesena capitale del cibo di strada”, aveva titolato l’anno scorso nella sua rubrica su La Stampa, Carlo Petrini, presidente internazionale di Slow Food; le ragioni che inducono a continuare anche nel 2007 a percorrere la strada della valorizzazione dei mangiari di strada sono ben espressi nelle parole che Roberto Burdese, presidente nazionale di Slow Food, ha pronunciato al convegno che ha inaugurato il Festival del 2006: “Il dettagliato e sterminato elenco dei cibi di strada del mondo spesso ha confini non così ben definiti con quella che più genericamente possiamo indicare come cucina tradizionale o di territorio; sempre però la matrice comune è che in quei piatti, in quelle preparazioni troviamo le radici di una cultura. Radici che disegnano un’identità complessa, che si diramano e si biforcano all’infinito man mano che si ripercorre la nobile storia di questi luoghi. Nei cibi di strada, alimenti poveri e umili, si può leggere a chiare lettere questa storia, e si può rintracciare, senza remore o vergogne, quella che forse è la nostra memoria gastronomica più genuina: la fame. La scienza gastronomica ci insegna questo: l’abilità di saper trasformare quello che c’è in natura, di ottenere da risorse limitate una ricchezza, è l’abilità di tanti uomini e donne che per secoli hanno fatto di necessità virtù, inventando dei capolavori che hanno la stessa dignità culturale di tanti nostri bei monumenti. Celebrare il cibo di strada significa anche acquisire la consapevolezza che si tratta di uno straordinario patrimonio economico, culturale, antropologico, sociale, che è minacciato e che dobbiamo in qualsiasi modo tutelare. Produrre, ma anche consumare, cibi di strada richiede oggi una responsabilità che non deve essere disgiunta dal piacere ma non deve nemmeno essere dilazionata”. La Sicilia è una delle regioni più ricche di cibi e cucine di strada; questo il motivo per cui il gemellaggio di quest’anno è dedicato proprio a questa regione, che ha proposto una parata dei più tipici mangiari di tutti i territori siciliani, scelti sempre seguendo l’assoluto principio della qualità. In Sicilia il cibo di strada rappresenta uno dei più antichi modi di mangiare di tutti i tempi: una ristorazione antica quanto le città; qui il cibo è presentato, offerto, messo in vetrina ovunque. Ammicca da ogni angolo della città con le ‘abbanniate’ dei venditori, quelle specie di grida musicali, flautate, ritmate, melodiche che ricordano composizioni con cadenza orientale. Il cibo è di natura semplice e legato non solo ai prodotti tipici del luogo, ma anche agli usi e ai costumi socio-culturali e religiosi degli abitanti delle città. Assaporando quei cibi che oggi sono entrati a far parte della tradizione siciliana è possibile ripercorrere la storia di quest’isola che ancora porta il segno delle influenze arabe e spagnole. La Sicilia, da sempre divisa tra mondo occidentale e orientale, tra nord e sud, è la regione dove più di tutte lo street food perpetua il modo antico di secoli del cibo povero che veniva venduto per strada. Durante la manifestazione sono state presentate le atmosfere e le cucine più rappresentative dei vari territori siciliani. Nel Centro storico di Cesena, in piazza della Libertà, è stata allestita una “Piazza mercato”, con tante isole gastronomiche, che ha riprodotto fedelmente l’atmosfera, i profumi, i sapori, dei mercati rionali siciliani; un viaggio nei prodotti culinari “di strada” che sono caratteristica primaria della terra siciliana. Altre isole gastronomiche sono state dedicate al Cibo di Strada romagnolo, dalla piadina al pesce fritto al cono, dal tortello nella lastra al “guson fret”. Un gemellaggio all’insegna del gusto attraverso la storia e la tradizione di due popoli dove il cibo di strada rappresenta l’eccellenza ed è simbolo del territorio. E' stato rappresentato tutto il panorama dei variegati territori siciliani, da Palermo a Trapani, Messina, Catania, Agrigento, Siracusa, Enna, Caltanissetta, Ragusa e Modica. Ecco qualche esempio di ciò che si è potuto trovare: “u panillaru” (arancine, panelle, crocchè di patate); “u meusaru” (guastedde schiette e maritate, pani ca’ meusa, sfincioni); “u pastaru” (pasta con broccoli “arriminati”, pasta “margherita” con “l’anchova”, pasta alla Norma; involtini di melanzane con caciocavallo, uvetta e pinoli; “u pastizzu” - pasticcio di pasta con ricotta fresca e sugo di maiale; “u siminzaru” (castagne e frutta secca); “u mulunaru” (frutta di stagione – cocomero, melone e fichi d’india); “u piscialoro” (braciola di pesce spada dello stretto, sarde a beccafico); “u purparu” ( polpo sbattuto e bollito); “u stigghiolaru” (stigghiole - interiora di agnello e salsiccia di maiale alla brace); “u carnizziere” (maiale al forno alla cioccolata modicana); “u casaru” (tocchetti di caciocavallo Ragusano all’argentiera, Piacentino Ennese); “u granitaru” (granite assortite); “u chioscu – acquavitaru” (acqua e zammù - anice siciliano -, spremute e “autista - o sgriccio” - bevande digestive a base di agrumi, soda e sciroppi - latte di mandorla); “u tavernaru” (selezioni di vini dalla Sicilia). E poi, ancora: Cous Cous di pesce, Caponata di melanzane impanate e, naturalmente, i banchi dei dolci con Cannoli, Torroncini e pasta di mandorla, Pignolata (crescenze di farina con miele e limone o miele e cioccolata) e un vasto assortimento di cioccolata modicana (Antica Dolceria Bonaiuto). |