La Romagna
dell'Ottocento
e la leggenda del Passatore Remo Ragazzini Marzio e Roberto Casalini |
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Si
tratti di chi, per esservi nato, ne reca nel cuore i sapori e gli odori, o del
visitatore o del turista, che passa e per un poco soggiorna, chiunque pensi la
Romagna per tentarne la sintesi storico-geografica non può evitare che nella
mente gli suonino le quartine memorabili di Giovanni Pascoli, ove la Romandìola
cortese è come riassunta nella rupe di San Marino, fatta per la lontananza
della stessa materia del cielo, nelle signorie dei Guidi e dei Malatesta, e poi
nelle strade e nelle foreste che Stefano Pelloni, detto il Passatore, tenne nelle sue mani.
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L'immagine forse più fedele di Stefano Pelloni, tracciata dal prof. Silvio Gordini di Russi (Museo del Risorgimento, Faenza). |
Nella
coscienza della Romagna contemporanea, i versi del Pascoli hanno contribuito,
forse più che ogni altro elemento, a costruire la leggenda del Passatore, e
dunque a determinare l'assurdo di un brigante di strada elevato quasi ad emblema
di una regione, al punto che vi è chi lo ha scelto a suo stemma, seppure nella
singolare tenuta di un brigante calabrese: un assurdo che pure consuona con
quanto i romagnoli amano pensare di sé e con quanto pensa dei romagnoli la più
gran parte degli italiani, stretti nell'immagine di un'etnia il cui manifesto sarebbero il ribellismo, la sanguigna
passione politica (che mazziniani,
anarchici e socialisti venarono di rosso), il sangue generoso ed ardente il
cui mito Edmondo De Amicis finì per alimentare con un suo celebre racconto.
Insomma,
lo stereotipo di una Romagna Meridione del
Nord o, più ancora, Messico d'Italia.
In
una regione siffatta - nella quale, tra Otto e Novecento, opposte fazioni
politiche fecero correre davvero il sangue e il ribellismo durò a lungo, al
punto da costringere l'Italia sabauda ad inviare squadroni di cavalleria, in una
vera e propria occupazione militare - la figura del Passatore non poteva che
colpire potentemente la fantasia: audace ben oltre la temerarietà, capace di
sfuggire alla caccia spietata dei gendarmi e dell'esercito austriaco come
un'imprendibile primula rossa, quest'uomo
che il pallore segnava di una mai placata febbre interna e che a viso aperto
sfidava le città e le strade non poteva non apparire alle masse, rese taciturne
da una secolare soggezione e da un'immobile miseria, come la vivente possibilità
della ribellione e del riscatto, come rottura di un immodificato e
immodificabile stato di subordinazione.
Chi
sulla strada di Sant'Arcangelo, in pieno giorno, bloccava la diligenza per Roma
e ne faceva rapina, o chi in notti avventurose penetrava nelle città e le
occupava "militarmente", svuotando le case della borghesia
professionale e agraria, diceva al cenciaiolo ed al ciabattino, al villico e al
mendicante che era dunque possibile rompere il cerchio ferrigno dello status quo, introdurre nella fatale sequenza dei giorni e delle
stagioni un'anomalia ed una rottura.
Nel tempo chiuso della Romagna di metà Ottocento, alla fantasia e alla mente delle classi soggette, forse oscuramente, il Passatore poteva apparire per questo in una luce "politica": egli era colui che sfidava in aperta e temeraria improntitudine il potere, che toglieva ai ricchi per donare ai poveri e che come un eroe imprendibile, per le pianure e per le montagne della Romagna aerea, quella dell'Appennino tosco-romagnolo, signoreggiava le foreste e le strade, irridendo le milizie austriache e pontificie, simbolo quanti altri mai concreto dell'autorità.
I connotati ufficiali del Passatore Per arrestare il Passatore la Legazione di Ravenna aveva provveduto a distribuire in tutta la Romagna, anche se molto generici, i suoi connotati. ................... Stefano Pelloni, figlio di Girolamo custode del fiume Lamone DOMICILIATO: in Boncellino SURNOMATO: Malandri CONDIZIONE: bracciante STATURA: giusta D'ANNI: venti (nato il 24 agosto 1824) CAPELLI: neri CIGLIA: idem OCCHI: castani FRONTE: spaziosa NASO: profilato BOCCA: giusta COLORE: pallido VISO: oblungo MENTO: tondo BARBA: senza CORPORATURA: giusta SEGNI PARTICOLARI: sguardo truce |
La Romagna pontificia nell'immobilità del tempo ciclico | |
La Romagna di fine Ottocento e la politicizzazione delle masse | |
La figura mistificata del Passatore | |
L'areale del Passatore |